“Paleo” significa carne a go-go?

 

Uno degli errori più frequenti in cui si può incappare cominciando a cucinare senza farine e prodotti caseari e’ quello di incrementare a dismisura il consumo di carne, specialmente rossa.  Dopotutto, “paleo” e’ un termine fortemente evocativo, no? Non richiama forse l’immagine degli antenati cacciatori-raccoglitori che con lance di selce si danno alla caccia del bue muschiato o dell’orso delle caverne?  Ci piace molto meno immaginare i progenitori intenti a raccogliere insetti e larve da vecchi tronchi porosi…   Prima dell’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento, l‘apporto di proteine animali dipendeva da innumerevoli fattori, legati all’ambiente di riferimento in cui vivevano i vari popoli dei nostri progenitori (marino, montano…equatoriale, polare…) e dall’epoca storica: i paleontologi ci spiegano che senza la scoperta del fuoco, ad esempio, era praticamente impossibile nutrirsi della muscolatura animale, troppo coriacea, e si utilizzavano le frattaglie. Crude… Di certo l’alimentazione umana si basava soprattutto su alimenti vegetali, meno dispendiosi dal punto di vista energetico, più abbondanti e meno rischiosi da procurare. E’ quel che avviene anche per i moderni primati, nostri parenti stretti nella linea evolutiva, la cui alimentazione e’ costituita soprattutto da frutta, vegetali a foglia,  radici e insetti.  Ciò significa che, eccezion fatta per le popolazioni che vivono da millenni in ambienti estremi, privi di vegetali (ad esempio gli inuit) l’organismo umano non e’ adattato ad un consumo massiccio di carne.

Oggi l’evidenza scientifica indica che l’eccesso di carni rosse o lavorate (insaccati, carni in scatola) e’ legato indiscutibilmente al tumore. Secondo il World Cancer Research Fund, per prevenire l’insorgenza del cancro si deve consumare meno di 500 g di carne rossa alla settimana (peso dopo la cottura) ed evitare insaccati o carne lavorata di ogni genere (salsicce, prosciutto, salame, hot dogs…).  Il che significa, come spiega la guida “Carne rossa e lavorata: trovare un equilibrio per prevenire il cancro” (scaricabile online sul sito WCRF), che si possono consumare al massimo 3 porzioni settimanali di circa 150 g, oppure 6 porzioni da 80 g.  Pochina, eh? Questo mi fa tornare in mente la vecchia regola della quantità di proteine di un pasto: che equivale alla grandezza del palmo della mano di ogni persona. Pensiamoci, quando diamo carne o pesce (ma anche legumi) ad un bambino….

Ma mangiare poca carne non significa necessariamente avere un’alimentazione sana. Sarà sufficiente l’apporto di vitamine,  minerali, fibre e antiossidanti? Come giudicare? Allora ricordiamo anche la regola del piatto diviso in 4: 1 parte di proteina e 3 di verdure, cotte o crude, oppure preparate sotto forma di zuppa. Per cui se aumenta la quantità di carne, dovrà aumentare proporzionalmente anche quella delle verdure che la accompagnano. Non e’ difficile….

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Qui ad esempio vediamo due fettine di tacchino grigliate, condite con olio a crudo e limone, accompagnate a insalatina mista, carote, piselli e finocchi al vapore: il tutto cosparso di timo e zenzero grattugiato. Una ricetta magrissima, saporita, piena di nutrienti, in cui le proporzioni sono rispettate e i costi naturalmente contenuti.  Sbizzarriamoci a inventare abbinamenti golosi! Proteggeremo contemporaneamente la salute e la giovinezza del nostro organismo.

 

Author: Agnese Moretti

Da sempre appassionata dai temi del benessere psicofisico, dell’alimentazione e della medicina naturale, degli stili di vita rispettosi dell’ambiente, dei diritti e della salute umana, della spiritualità, sono psicologa ed attualmente in corso di formazione come naturopata presso l'Istituto di Medicina Naturale di Rimini. Mamma di 4 figli, amo la vita e la natura, e riescono ad affascinarmi ancora le piccole e grandi occasioni di incontrare la bellezza nella vita di ogni giorno.

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