Latte e latticini, ottava tappa: sono alimenti ricchi di contaminanti

pesticidi

Il colore bianco evoca la purezza, ma nel caso del latte di mucca questo colore risulta quanto mai ingannevole. Tra le caratteristiche che lo rendono un alimento molto discutibile, e che stiamo esplorando in questo Viaggio tra le ragioni del No, c’è anche il suo elevato contenuto di sostanze contaminanti provenienti dalle più svariate direzioni.  Vi troviamo i residui dei trattamenti effettuati sui foraggi destinati all’alimentazione del bestiame, gli ormoni (quelli endogeni delle mucche stesse e quelli somministrati per aumentare la produzione di latte), gli antibiotici e i medicinali di sintesi necessari a mantenere in salute il bestiame allevato intensivamente e molto, molto altro ancora….

Segreti? No: in Italia le caratteristiche del latte destinato al commercio sono regolate da leggi nazionali e comunitarie. E’ dunque interessante indagare tra le righe della legislazione, perché ci fornisce la misura della complessità del problema. Il  DPR n. 54 del gennaio 1997 all’art. 13 descrive le sostanze di cui va periodicamente controllata la presenza nel latte. E’ un lungo elenco:

a) sostanze ad azione farmacologica
b) sostanze ad azione ormonica
c) sostanze ad azione antibiotica e chemioterapica
d) sostanze ad azione antiparassitaria
e) sostanze detergenti e altre sostanze nocive tali da alterare le caratteristiche organolettiche del latte o dei prodotti a base di latte o da renderne comunque pericoloso, se non nocivo, il consumo.

Il Regolamento (CE) N. 466/2001 indica i livelli massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, e per il latte considera aflatossine, diossine e piombo.

Attraverso l’alimentazione le mucche possono ingerire contaminanti naturalmente presenti nell’ambiente, come il piombo nel terreno, o che si sono depositate sull’erba e che derivano da emissioni industriali, come i bifenili policlorurati (PCB diossina-simili), o ancora che sono presenti nel suolo come risultato dell’uso, negli anni passati, di pesticidi persistenti. Un’altra possibile via di contaminazione è rappresentata dai mangimi destinati agli animali, che possono contenere aflatossine, altre micotossine e metalli pesanti.
Inoltre oggigiorno viene impiegata una grande varietà di medicinali veterinari, inclusi antibiotici e sulfamidici: nel latte possono giungere residui di questi medicinali, così come di antielmintici e altri antiparassitari.”  Così ci informa il documento “Valutazione del rischio di alcuni contaminanti cancerogeni nel latte alimentare in Italia: aflatossine e PCB“.

diossine

I PCB diossina-simili sono sostanze chimiche sintetiche appartenenti al gruppo degli idrocarburi alogenati, dalle molecole estremamente persistenti nell’ambiente: basti dire che a questa famiglia appartengono sostanze tristemente note, come Lindano e DDT.  I PCB diossina-simili sono presenti anche nella carne bovina e di conseguenza nel latte. Tutte queste tossine non lasciano l’organismo facilmente e possono accumularsi a livelli nocivi che possono influenzare il sistema immunitario, l’apparato riproduttivo e il sistema nervoso centrale. Uno studio olandese condotto da Baars e colleghi nel 2004 evidenzia inoltre che PCB e diossine sono associati alla genesi del tumore. In questo studio sono riportati i dati impressionanti secondo i quali attraverso i prodotti lattiero-caseari si assume un quarto della diossina totale ricavata dal cibo (27%) e circa un altro quarto dalla carne (23%).  Il dato relativo ai latticini risulta identico anche in Italia (Fattore et al., 2006),  rappresentando il 27% delle diossine totali, mentre dal pesce si ricavano ben il 44% delle diossine sulla tavola italiana. Ciò è dovuto all’effetto accumulo nella catena alimentare: una moderna ragione in più per cui nella corretta alimentazione la quantità di carne e pesce dovrebbe essere di molto inferiore a quella dei vegetali. Questa ricerca italiana però mette in evidenza un altro dato allarmante: l’alimentazione di una parte consistente della popolazione adulta italiana supera il limite della dose giornaliera tollerabile imposto dalla Commissione Europea nel 2001.

aflatossine 2

Le aflatossine sono sottoprodotti delle muffe dei cereali e delle loro farine. I chicchi conservati in condizioni non buone e le farine (dopo la macinazione) sono ben presto attaccate dalle muffe (a lungo invisibili nel caso delle farine). Le loro aflatossine sono estremamente tossiche e dotate di forte azione cancerogena (vedi).  Ecco uno dei motivi che rendono così dannosi i farinacei e così benefico il prenderne le distanze mangiando paleo! (ne parleremo presto…) Arrivano dunque nel latte attraverso i mangimi, e dal latte all’organismo umano. Questi contaminanti sono particolarmente pericolosi perché non vengono distrutti con la pastorizzazione, contrariamente a quel che si potrebbe pensare (vedi studio condotto dal prof. Prandini e colleghi, Facoltà di Agraria, Università Cattolica di Piacenza).

leucociti

Cellule somatiche.  Nel latte sono presenti due tipi di cellule somatiche bovine: le cellule epiteliali che derivano dalla desquamazione delle mammelle sottoposte a mungitura e i globuli bianchi. La conta di questi ultimi, indicata con la sigla SCC (Somatic Cells Count) è internazionalmente accettata come valutazione della qualità del latte, perché se ne deduce il grado di salute delle mucche allevate: infatti i leucociti aumentano in presenza di infezione e ferite. L’allevamento intensivo rende più frequenti le condizioni infiammatorie del bestiame, specialmente la mastite, cioè l’infezione delle ghiandole mammarie. Ricordiamo che negli allevamenti le mucche sono indotte a produrre molto più latte di quello che la natura ha previsto!  Gli ormoni somministrati, la luce artificiale nelle stalle, l’alimentazione iperproteica e un ritmo più serrato di mungitura (tre volte al giorno invece che due) elevano sì la produzione di latte, ma rappresentano uno stress per le ghiandole mammarie. La mastite delle bovine viene trattata con antibiotici e altri farmaci, le cui tracce restano nel latte e nei suoi derivati. Il valore soglia delle SCC, considerato normale, è 200 mila  cellule per ml di latte: in presenza di infezione sale e può superare i 3 milioni ( fonte: Mondolatte). (Per la crudeltà delle condizioni delle mucche negli allevamenti intensivi, vedi qui).

ormone

Ormoni.  Il latte contiene naturalmente ormoni e fattori di crescita prodotti all’interno del corpo della mucca, ma, oltre a ciò, nella pratica dell’allevamento intensivo di oggi vengono comunemente utilizzati ormoni sintetici, allo scopo di aumentare la produzione di latte. Negli USA è consentito l’ormone della crescita bovina ricombinante, fortunatamente vietato nella UE,  ma l’Unione permette l’uso di ormoni naturali (estradiolo, progesterone e testosterone), sulla carta vietati, ma concessi sotto la supervisione di un veterinario (vedi). Una volta introdotti nel nostro organismo, questi ormoni impattano sulla produzione e l’equilibrio dei nostri stessi ormoni.

Pesticidi e metalli pesanti. Nel latte sono presenti anche i residui chimici dei trattamenti antiparassitari effettuati sui foraggi e -soprattutto- sui cereali destinati all’alimentazione animale. I trattamenti dei cereali possono avvenire sul campo (pesticidi e diserbanti) ma anche sulle granaglie stoccate nei silos. Come cita l’indagine* svolta in provincia di Torino dal 2005 al 2008, tra gli eventuali inquinanti chimici del latte si possono trovare metalli pesanti ( arsenico, cadmio, cromo, ferro, mercurio e piombo), PCB e pesticidi organoclorurati e organofosforati. Nella ricerca torinese i metalli pesanti risultano “tutti al di sotto o in prossimità dei limiti di quantificazione”, e i pesticidi presenti in quantità irrilevante. Un’altra indagine italiana svolta in 4 diversi caseifici della penisola, direttamente dalle autobotti in consegna, che intendeva valutare la presenza dei principali pesticidi organofosforici nel latte, ha messo in luce che dei 135 campioni analizzati, 37 sono risultati positivi in ​​tracce e 10 hanno mostrato una contaminazione  da 5 a 18 microgrammi/kg, comunque sempre inferiore ai limiti fissati dalla Commissione Europea. I risultati più elevati sono stati registrati nei campioni raccolti durante il periodo dell’autunno-inverno e i principali pesticidi rilevati sono risultati acefato e clorpirifos.

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Alcuni altri contaminanti possono essere costituiti dai residui dei detergenti usati per la manutenzione delle apparecchiature di mungitura e di lavorazione dei prodotti lattiero-caseari e la melammina (presente in alcune materie plastiche, accusata di danneggiare reni e vie urinarie a causa del suo elevato contenuto di azoto) (vedi).

Se la regolarità dei controlli sul latte può effettivamente confortare, che dire però della presenza di contaminanti in così grande numero e forme? Possiamo dirci completamente rassicurati dal fatto che nel latte e nei formaggi tutti questi diversi inquinanti restano al di sotto dei limiti di legge, ammesso e non concesso che i limiti di legge siano realistici? E cosa sappiamo delle possibili interazioni tra tutti questi composti all’interno del nostro organismo? E’ proprio necessario, oggi, dare latte e latticini ai nostri bambini o consumarne noi stessi, visti i loro effetti generali sulla nostra salute?

Infine, una domanda specifica sui PCB: visto che nel nostro paese, come nel resto d’Europa, i loro limiti di tollerabilità sono superati nell’alimentazione quotidiana, e dunque ne mangiamo più di quanti ne riusciamo a tollerare, non sarebbe meglio consumare il meno possibile le famiglie di alimenti non essenziali, come quella dei prodotti caseari, già responsabili di un così elevato numero di disturbi per il nostro organismo? Il nostro viaggio, intanto, continua…

* Chiarelli S., Vivaldi B., Tarasco R., Gavinelli S., Cavallera S., Garrone M. & Abete M.C. (2009) Indagine pluriennale sui contaminanti ambientali nel latte crudo proveniente dalla provincia di Torino: metalli pesanti, PCB, pesticidi organoclorurati e organo fosforati anni 2005-2008. (A.I.V.I., Rivista dell’Associazione Italiana Veterinari Igienisti, 6, 4: 48-52). (su internet si trova il pdf della relazione, di cui però non e’ possibile utilizzare il link)

 

LATTE E LATTICINI, UN VIAGGIO TRA LE RAGIONI DEL NO, tutte le tappe:

Author: Agnese Moretti

Da sempre appassionata dai temi del benessere psicofisico, dell’alimentazione e della medicina naturale, degli stili di vita rispettosi dell’ambiente, dei diritti e della salute umana, della spiritualità, sono psicologa ed attualmente in corso di formazione come naturopata presso l'Istituto di Medicina Naturale di Rimini. Mamma di 4 figli, amo la vita e la natura, e riescono ad affascinarmi ancora le piccole e grandi occasioni di incontrare la bellezza nella vita di ogni giorno.

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