Latte e latticini, sesta tappa: aumentano la secrezione di muco e catarri

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Latte e latticini sono gli alimenti che più di tutti provocano un’elevata produzione di muco nell’organismo. La semplice esperienza quotidiana è ampiamente in grado di dimostrarcelo: basta consumare anche solo un pasto a base di prodotti caseari per avvertirne decisamente la presenza. La pizza serale si trasformerà inevitabilmente nel catarro che appare improvviso in gola o nelle vie respiratorie il giorno dopo, e talvolta anche con più rapidità; vale a dire subito dopo il pasto.  Specie nei bambini, e specialmente nella stagione invernale, il modo migliore per interrompere il cronico nasino che cola è sospendere o abolire latte e formaggi.  E farine… altrettanto creatrici di “colle” nell’organismo. L’accumularsi del muco nelle vie aeree e il conseguente sviluppo di infiammazioni o infezioni batteriche, infatti,  non è associato solo alla qualità dell’aria che respiriamo, ma anche al nostro stile di vita e a fattori che apparentemente non hanno relazione con l’apparato respiratorio, come ad esempio il cibo. È ormai dimostrato che le mucose dell’organismo sono in costante comunicazione tra di loro, per cui ciò che incide su qualcuna si riflette anche sulle altre; e in particolare vi è una stretta relazione tra la mucosa intestinale e quella respiratoria. E’ interessante ricordare che la Medicina Tradizionale Cinese da millenni considera polmoni e intestino crasso appartenenti alla stessa loggia energetica (Metallo).  Ecco perché l’assunzione di alimenti che creano infiammazione intestinale si traduce nella difficoltà della mucosa respiratoria di assolvere al suo ruolo di drenaggio delle vie aeree, con il conseguente accumulo di secrezioni che possono diventare terreno fertile per le proliferazioni microbiche.

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Sempre più evidenze cliniche dimostrano che l’assunzione di latte e derivati conduce a sviluppare secrezioni viscose in eccesso a livello delle mucose respiratorie (fonte Prodecopharma). Latte e latticini sono veri “produttori di muco”, come evidenziato da Lorenzo Acerra nel libro “Il mal di latte” (Macro Edizioni). Questi prodotti sono alimenti da escludere dalla dieta dei bambini e degli adulti che soffrono di problematiche respiratorie, soprattutto se croniche e recidivanti.

Tra esse si segnala soprattutto l’otite media, che rappresenta la patologia più frequente in età pediatrica: oltre l’80% dei bambini al di sotto dei 3 anni ne subisce almeno un episodio, e circa un terzo di essi  è soggetto ad episodi ricorrenti (fonte: Società Italiana di Pediatria). Per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno, citiamo i dati USA riportati nell’interessantissimo studio di Lanphear e colleghi, 1997:  il numero di visite cliniche per l’otite media è aumentato drammaticamente negli Stati Uniti dai 9,9 milioni del 1975 ai 24 milioni e mezzo del 1990. In Italia si contano oltre un milione di casi all’anno  (Linee guida per l’Otite media, Società Italiana Pediatria, pag. 3).  Le cause? Secondo una ricerca di Juntti e colleghi (1999) l’otite media ricorrente è associata all’allergia al latte vaccino. Dal momento che le linee guida prevedono il trattamento con antibiotici, si comprende come questa patologia, da sola, esponga i più piccoli ad una elevata assunzione di questi medicinali, con conseguenze in termini di insorgenza di ceppi batterici resistenti, di effetti farmacologici avversi e di incremento della spesa sanitaria pubblica. Si calcola infatti che l’otite media causi il 25% di tutte le terapie antibiotiche orali dell’infanzia (Linee guida per l’Otite media, Società Italiana Pediatria, pag. 22) . Inoltre in caso di otite media viene fortemente consigliato l’uso dei vaccini. E’ facilmente immaginabile cosa potrebbe significare in termini di salute infantile l’astensione dal latte rispetto all’uso di tanti medicinali. 

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A riprova di ciò, fin dal 1982  lo studio di Saarinen ha messo in luce come l’allattamento al seno costituisca una vera profilassi per l’otite media ricorrente. Il suo lavoro ha seguito 256 bambini dalla nascita a 3 anni, scoprendo che nei primi 6 mesi di vita l’otite media si presentava solo tra i  tra i bambini allattati precocemente con latte di mucca (prima dei 2 mesi), mentre i bimbi allattati al seno per almeno 6 mesi ne erano totalmente esenti.  Inoltre, alla fine del primo anno di vita, quindi successivamente allo svezzamento, il 19% dei bambini del primo gruppo avevano già subito 1-2 episodi di otite media, mentre nel secondo gruppo ciò era avvenuto solo per 6 bambini su 100. L’interessante meta-analisi di Uhari et al. (1996) evidenzia che l’allattamento materno protratto per almeno 3 mesi riduce del 13% l’incidenza dell’otite media, mentre la ricerca  di Duffy e colleghi negli USA ha rilevato un rischio doppio di contrarre otite media nei bambini allattati solo con latte artificiale rispetto ai neonati allattati al seno per almeno 6 mesi. Da ultimo, una curiosità prettamente “paleo”: un‘indagine condotta dal gruppo di lavoro del prof. Tapiainen ha rilevato che il consumo frequente di frutta e bacche riduce l’incidenza di otite media, mentre un’alimentazione ricca di dolci e marmellate è legata ad una maggiore facilità alle infezioni da pneumococco.

LATTE E LATTICINI, UN VIAGGIO TRA LE RAGIONI DEL NO, tutte le tappe:

Author: Agnese Moretti

Da sempre appassionata dai temi del benessere psicofisico, dell’alimentazione e della medicina naturale, degli stili di vita rispettosi dell’ambiente, dei diritti e della salute umana, della spiritualità, sono psicologa ed attualmente in corso di formazione come naturopata presso l'Istituto di Medicina Naturale di Rimini. Mamma di 4 figli, amo la vita e la natura, e riescono ad affascinarmi ancora le piccole e grandi occasioni di incontrare la bellezza nella vita di ogni giorno.

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